Intervista a Fabio e Francesca
OinO - Che cosa vorreste veder nascere al posto dei giardini di Via Confalonieri e della Stecca? Raccontateci una vostra idea, qualcosa che vi immaginate possa accadere qui in futuro.
F - C’è un punto nodale precedente e cioè se sia possibile o meno salvare la struttura della Stecca, ciò che oggettivamente è possibile ottenere rispetto ai nuovi progetti di ristrutturazione dell’areaprevisti.
OinO - Ma c’è una cosa che riuscite ad immaginare, qualcosa che voi sognate?
F - Bisognerebbe chiedere gli oneri di costruzione con l’obbligo di costruire per il quartiere una serie di servizi, sicuramente il mantenimento di un’area verde, che è già prevista anche nel progetto della “Città della Moda”, ma però che siano attività funzionali al quartiere: un parco giochi finalizzato ai bambini, attrezzature sportive, che mancano assolutamente qui all’Isola, attività diverse, tutto al servizio della popolazione locale.
OinO - Francesca hai fiducia che la mobilitazione di voi abitanti possa produrre degli effetti favorevoli e che quello che si sta facendo possa sortire un risultato o temi che le lusinghe del potere possano avere la meglio sulla vostra volontà, su quello che voi desiderate?
Francesca - Penso che accadrà quello che dovrà accadere, perché credo ci siano delle persone più potenti, che hanno più peso.
OinO - Ma quindi voi che portate avanti questa lotta cosa vi aspettate?
Fabio - Il problema di fondo, che è quello legato alle esperienze passate di battaglie di quartiere, dato che qui ovviamente non si tratta di salvare un albero o una singola struttura, che sarebbe molto più semplice, il problema, secondo me, sono gli obiettivi che ci si pone e se sono irrealizzabili perché sono splendidi dal punto di vista teorico, però difficili, quindi impossibili da ottenere e il rischio è il fallimento. Se noi ci focalizziamo su degli obiettivi che sono ottenibili è più facile ottenere un successo; secondo me, se c’è una cosa in cui ha peccato il movimento dell’Isola è che ha chiesto delle cose che forse non sono così facili da ottenere. Non che sia sbagliato sognare, ma occorre anche sapere cosa si può e cosa non si può ottenere. Le battaglie ideali spesso si frantumano perchè si scontrano sul fatto che è gioco facile dire no ad un mega progetto che poi è irrealizzabile, è molto più difficile dire no su delle singole cose su cui la stessa amministrazione ha maggiori difficoltà ad opporsi, come dicevo prima, spazi sortivi e queste cose qua. Io abito all’Isola da vent’anni, amo il quartiere, non mi piace la trasformazione che sta subendo, però all’interno del movimento in difesa dell’Isola è mancata una comunicazione reale e forte con gli abitanti, per quanto sembri impossibile.
Anche queste manifestazioni hanno sempre avuto una forte adesione anche dal quartiere, ma soprattutto da elementi esterni che vanno bene nel momento in cui sono di supporto per una battaglia, però poi il tuo riferimento forte deve essere la popolazione del quartiere. Credo che alcune delle componenti che formano il movimento in difesa dell’Isola abbiamo spesso degli atteggiamenti oltranzisti. Faccio un esempio: io di lavoro faccio il giornalista quindi un paio di volte mi è capitato di andare alle riunioni portando studi che avevo fatto sul destino dell’Isola, che contraddicevano la versione del movimento. Però io sono certo delle fonti da cui ho tratto questi documenti, che spesso non è il Comune da cui è difficile avere informazioni, ma strutture che sono legate al Comune e che hanno propri progetti urbanistici. Ad esempio dalla Metropolitana Milanese, che vuole costruire una linea qua sotto, esce fuori un progetto che comprende anche l’esterno e che non è esattamente quello che poi viene presentato nell’assemblea, ma nel momento in cui io faccio notare questa cosa, che la destinazione è un po’ diversa e quindi la sitauzione un po’ meno preoccupante, c’è un rifiuto. Capisco che è facile fare una battaglia dicendo “vogliono fare l’autostrada, vogliono fare palazzi”, è più forte, più d’impatto, è chiaro che la gente si spaventa, ma diventa più difficile dire “non è proprio un’autostrada, ma una strada con una certa finalità”, quindi la battaglia è un po’ più difficile perché la gente si spaventa un po’ di meno.
E questa è una pecca, perché domani arriverà un amministratore a presentare i progetti in cui non c’è l’autostrada e qui si rischia di perdere l’adesione del movimento iniziale. Credo che ci sia stato un grande moto popolare, che come sempre è positivo perché è di sdegno, però poi, come altre volte spesso accade, si è stati un po’ troppo sull’onda del movimento senza andare a vedere concretamente che cosa portavano alcuni di questi progetti. Io sono pronto a mobilitarmi, però ogni volta che bisogna dibattere ho trovato una porta chiusa, per cui mi sono allontanato dal movimento.
OinO - Quindi cosa ti aspetti, cosa prevedi possa accadere?
F - Intanto che il progetto della Città della Moda sia assolutamente incontenibile e questo è un dato da tenere presente, credo quindi che sarebbe importante avere non cento obiettivi, né l’idea di poter salvare ciò che non è salvabile. Devi aver sempre presente un obiettivo che puoi raggiungere, concreto, come dicevo prima. Se io dovessi pensare al futuro di mia figlia, ciò che spero è che ci sia la possibilità di avere spazi a funzione sociale per la popolazione che crescerà all’Isola, che sta cambiando, ci sono sempre più coppie, più bambini. Quindi a chi guardiamo? Guardiamo a loro. Se si pensa che a 800 metri da qui c’è un unico giardinetto veramente attivo del quartiere ed è sovraffollato, un unico campo da Basket nell’arco di 5 km, ed è sovraffollato, penso che quel tipo di struttura sarebbe funzionale, anche in sostituzione di un giardino come questo, che è bello, ma che poi alla fine è passivo.
OinO - Quindi saresti disposto a cedere sulla riduzione dei giardini?
F - In cambio di strutture, di attrezzature sportive, di un centro d’aggregazione, ovviamente che non sia di 30 mq, di uno spazio come potrebbe essere quello della Rotonda della Besana, per fare un esempio a Milano, qualificato, per le mostre, per i corsi e di uno spazio finalizzato, diciamo, ai bambini, alle fasce più deboli, agli anziani, di un giardino fruibile trasversalmente, allora sì. Difendere in un pacchetto chiuso questi due spazi verdi e la Stecca è una battaglia che da un punto di vista ideale sposerei volentieri, ma che in realtà poi andiamo a perdere, perché il nemico è quello che tutti conosciamo, un’amministrazione che ha già fatto delle grandi scelte e sono già stati fatti degli investimenti. Quel tipo di progetto noi non possiamo bloccarlo.
Se pensiamo di fare una battaglia contro quello, secondo me, rischiamo di perdere tutto, perché poi lasciamo a loro il progetto di quello che deve venire. Se invece noi abbiamo delle proposte che magari possono sembrare minori, ma che in realtà sono molto più vincolanti, perché nessun sindaco può venire in un quartiere a dire ”No, non ti do in cambio di questi spazi un campo sportivo, un centro d’aggregazione, un giardinetto”, è molto più facile che vinciamo la battaglia. Può sembrare una battaglia di seconda posizione però in realtà è molto più concreta.
OinO - Voi a che cosa potreste rinunciare?
F - Rinunciare…ovvio che se ci dessero la stessa metratura sarebbe meraviglioso. Non credo che si riuscirà a salvare la Stecca come struttura fisica. E’ più probabile ottenere parzialmente un rimborso, chiamiamolo così, per il quartiere a livello di oneri. C’è poi il rischio che qui costruiscano i palazzi e gli oneri li lascino gestire all’Amministrazione, che se li fa ripagare in costruzione di uffici. Invece no, in quello dobbiamo vincolarli, perché quello è l’obbligo per legge.
OinO - Al posto della Stecca, cosa ci vedi?
F - Al posto della Stecca un altro spazio, che magari sarà ridotto rispetto ai metri quadri attuali. Poi la Stecca è un problema, perché io lì ci sto bene, però non ci sta bene tutto il quartiere. In realtà è uno spazio che offre molto, molte cose interessanti, fruibili però solo da una fetta della popolazione, non è così trasversale e se vuoi l’appoggio trasversale della popolazione, una finestra aperta sul sogno devi offrirla. Se oggi parli con la gente del quartiere, che magari non è particolarmente di sinistra, non è particolarmente alternativa, ti accorgi che guarda alla Stecca come, non dico banalmente il covo dei drogati, ma un posto che gli è del tutto estraneo.
OinO - Il problema allora è quello d’immaginarlo nel futuro, non vederlo come è ora?
F - Certo, ma se vuoi aggregare per una battaglia devi dimostrare che quello che prometti non è esclusivamente questo. Io ho partecipato a tre o quattro di queste feste: c’erano i collettivi, i vari centri d’aggregazione, le bande, per cui c’era una fruizione istantanea trasversale da parte di tutto il quartiere, però se ti guardi in giro e conti quante persone sono qui dell’Isola, ti accorgi che manca una buona parte di questa fetta. Questo, secondo me, è un limite dell’impegno del movimento per l’Isola, vuol dire che tu non hai saputo dialogare con l’intero quartiere, perché, parliamoci chiaro, se fosse l’intero quartiere ad appoggiare la lotta, ovviamente puoi spostare l’asse delle richieste.
OinO - Quindi secondo te una parte dell’eventuale fallimento potrebbe essere imputabile al fatto che solo una parte dell’Isola stia partecipando?
F - Esatto. Noi facciamo una battaglia che è impossibile vincere in toto e che ti può dare soltanto un risultato parziale, il margine di conquista su quel risultato parziale è dato dalla tua forza di movimento, e se hai solo una capacità parziale di dialogare... Io non sono lontano dai moti, eppure ogni volta che ho espresso un’opinione che non corrispondeva ho trovato una forte chiusura, che non mi spaventa, ho quantrant’anni e di riunioni assembleari ne ho fatte a centinaia, però se devo sposare la tua causa al 100% è già una battaglia persa, perché gli obiettivi devono essere tali che nominalmente possiamo dichiarare “salviamo tutto”, poi però dobbiamo sapere che tutto non possiamo salvare e quindi dobbiamo ragionare su che cosa possiamo ottenere. Quando fai una trattativa devi sapere che cosa chiedi, che cosa potrai ottenere e qual è la linea oltre la quale non vuoi cedere, quella è la cosa importante. La linea dobbiamo cercare di alzarla il più possibile, ma per fare questo occorre che ci sia tutta la popolazione che l’appoggia.