Intervista ad Alberto

OinO - Secondo te qual è l’urgenza dell’Isola?

Alberto - L’urgenza dell’Isola è di riuscire a fermare una speculazione edilizia in generale, e poi quello che porteremo a casa del tutto non si sa, però l’importante è evitare l’aumento dei prezzi per via della “Città della moda” e riuscire a salvare il più possibile i giardini e la Stecca.

OinO - A cosa non vuoi rinunciare nell’attuale aspetto dell’isola?

A - Alla spontaneità di avvenimenti, cose e gruppi che si sono creati qui, all’interno dei giardini e dentro la Stecca.

OinO - Secondo la tua idea di spazio pubblico, qual è la struttura che manca di più all’Isola?

A - Gli spazi ci sono, il problema non è mai la quantità dello spazio ma ciò che puoi fare nello spazio, se ti viene data la possibilità di fare, per cui rispetto al quantitativo di strutture secondo me non manca niente. Il problema è poter usare una piscina quando vuoi tu, di poter usare un locale dentro la Stecca come e quando vuoi tu, non è mai un discorso quantitativo, è un modo sbagliato perché si finisce sul piano delle richieste e alle richieste hanno sempre dato ragione, costruire non è mai un problema. Per cui non è un problema di richieste ma di poter usare quello che c’è in maniera più pubblica e più aperta.

OinO - Dopo tutto quello che è stato fatto e che si sta facendo per proteggere, nel limite del possibile, questa area verde e la Stecca, in questo lungo momento di lavoro e di attesa, tu che cosa hai immaginato potesse diventare per te e per gli altri? In un momento come questo in cui i giochi non sono ancora stati fatti?

A - Non arrivo tanto in là, faccio fatica anche a viverla come un’attesa, cioè per me è importante viverla ogni giorno, anche con la consapevolezza che può durare sei mesi, un anno, dieci anni perché altrimenti si rischia l’attendismo, stare fermi aspettando una conclusione che di fatto abbiamo già visto slittata per anni, anni e anni.

OinO - Per te questa possibilità di poter immaginare delle cose, può essere una forza psicologica per resistere oppure è una consapevolezza delle difficoltà che davanti ad una forza molto più grande crea un senso di disorientamento?

A - Le difficoltà ci sono sempre, e sempre si è generata una spinta creativa nelle situazioni di conflitto, per cui non mi farei spaventare da queste. Poi il discorso dell’immaginario più importante forse, è proprio la creazione di un nuovo immaginario, che ci permette di fare qualcosa che non sia né produttivo né basato su principi di redditività o profitto immediato. L’immaginario ti permette di continuare a lavorare ma anche di rimanere slegato da un’idea fissa e da qualcosa che hai già e di poter pensare al nuovo.

OinO - C’è qualcosa che vuoi dire tu oltre a quello che ti ho chiesto?

A - Che qui si sta bene e che vogliamo continuare a lavorare qui.