Intervista a Giovanni
OinO - Giovanni, dopo tutto quello che è stato fatto e che si sta facendo per proteggere nel limite del possibile questa area verde e la Stecca, durante questo lungo momento di lavoro e di attesa, che cosa hai immaginato potesse diventare la Stecca per te e per gli altri?
Giovanni - Diciamo che, per quello che riguarda me e quelli che vivono qui, la Stecca dovrebbe diventare un centro di ritrovo per il quartiere con spazi a disposizione delle varie associazioni, l’associazione dei genitori di cui io faccio parte o dei vari comitati di quartiere, e questo deve per forza restare lo spazio verde per tutto il quartiere anche perché è l’unico che c’è. L’idea che qui vogliono costruire case, parcheggi, far diventare Via Volturno una strada ad alto scorrimento, secondo me è un’idea assurda.
OinO - Tu hai immaginato qualcosa, come idea tua di quel che potrebbe essere o di ciò che manca in questo quartiere?
G - Manca tanto in questo quartiere, manca un posto in cui ci si possa trovare, mancano degli spazi comuni. Come Associazione Genitori avevamo chiesto gli spazi della scuola, ma per via di molteplici motivi, tra cui i guardiani che non possono restare oltre una certa ora, gli allarmi, ecc. non ci sono mai stati dati gli spazi che chiedevamo. Ad esempio, c’è una scuola di judo che ha un’aula nella scuola e che però verrà tolta quest’anno, quindi anche lì servirebbe uno spazio. Ci sono un’infinità di motivi per avere qui in zona una struttura di questo tipo insomma, al di là dell’Associazione Genitori, spazi legati all’arte come quelli che stanno cercando di mettere in piedi, serve anche una zona a disposizione degli abitanti di quartiere dove possono trovarsi.
OinO - E’ quindi un diritto fare resistenza?
G - Sicuramente, ed è lo stesso diritto che ci fa fare resistenza da ormai dieci anni.
OinO - Sei a conoscenza di precedenti simili qui a Milano?
G - Questo è uno spazio del Comune, cioè questi giardini sono del Comune, non sono di privati.
OinO - Sono pubblici?
G - Esatto. Il Comune siamo tutti noi, quindi devono restare del Comune, il fatto che il Comune abbia fatto uno scambio di area con chi deve costruire dall’altra parte della ferrovia, facendo i giardini là e costruendo qua è un’assurdità, anche per il tipo di quartiere in cui si vorrebbe costruire, un quartiere di case diciamo basse, perché questo è l’unico spazio che è in comune per gli abitanti.
OinO - La facoltà d’immaginare è una qualità del vivere oppure è una condizione che ti inibisce poiché mette in luce soprattutto le difficoltà che incontri?
G - No, penso che sicuramente è una qualità del vivere. Il fatto di poter immaginare di vivere in maniera migliore è una qualità del vivere.
OinO - E’ anche una forza?
G - Ecco, quello che secondo me manca un po’ è una partecipazione massiccia del quartiere, questo non c’è. I motivi fondamentalmente penso siano, se vuoi, anche di ordine culturale, perché questo è un quartiere che ha cambiato molto il suo strato sociale, passando da quartiere prevalentemente popolare ad un quartiere dove oggi la case si vendono a tremila euro al metro quadro. E’ cambiata l’utenza e in questo cambioamento nessuno è stato in grado...ha pensato di creare qualcosa che potesse tenere insieme queste due diverse…
OinO - Tu sei nato qui?
G - Io sono venuto ad abitare qui ventiquattro anni fa.
OinO - E l’Isola ventiquattro anni fa com’era?
G - Era all’inizio di questo processo di trasformazione: c’erano ancora molti negozi di vario genere, c’erano meno ristoranti, meno bar, enoteche e piano piano in questi anni questi locali hanno preso lo spazio di quelli cui ti affidavi, dal falegname all’elettrauto che ancora c’è lì all’angolo, ma questa trasformazione continua perché questo quartiere si cerca di farlo diventare simile a Brera, quindi con tanti locali aperti di sera, un quartiere un po’ elegante, anche perché, diciamo, architettonicamente ha una sua struttura un po’ particolare, di case basse.
OinO - E’ rimasto qualcosa del vecchio quartiere, non so, uno spirito, una maniera di vivere?
G - Qualcosa è rimasto, almeno nella volontà di un gruppo di persone. Dopo un po’ di tempo che abiti in questo quartiere senti che c’è un minimo di unità tra le persone, il problema è riuscire a coinvolgere ancora di più le persone del quartiere, fargli sapere quel che succede, e soprattutto combattere contro l’informazione ormai venduta di tutti i grossi quotidiani che stanno vendendo questo progetto il Garibaldi/Repubblica come…
OinO - Secondo un modello loro?
G - Che è il modello di costruire qui, di fare strade, di fare questa fantomatica biblioteca degli alberi che non ho ancora capito che cos’è, parlano di un parco da centomila metri quadri.
OinO - Ma dove?
G - Peccato che considerino come verde anche i vasi da fiore che metti sulla finestra, e se consideri che quella strada, Via Volturno, dovrebbe venire prolungata e questo diventerebbe lo spartitraffico...la stanno vendendo molto bene ma stanno vendendo un foglio assolutamente lontano dalla realtà, ma soprattutto assolutamente slegato da quello che è questo quartiere, questo a noi dà molto fastidio perché, ripeto, è l’unica zona qui intorno, dove ci sia un minimo di spazio. L’idea di sottostare alle costruzioni per migliaia di metri quadri, con il verde che diventerebbe in parte verde condominiale, perché chiuso intorno dalle case, dall’altra parte che diventa lo spartitraffico e in fondo un centro commerciale, un muro con due piani di box sottoterra, ci sembra veramente un progetto assurdo che va contro qualunque tipo di progetto urbano moderno. Se guardiamo alle varie città dell’est, a Londra, ecc. la tendenza è quella di tenere il traffico fuori dalla città, non agevolarne l’ingresso. Qui si sta facendo esattamente l’opposto, quindi un progetto che va esattamente contro le norme di gestione del traffico urbano. La “Città della Moda” porterà cinquemila persone al giorno.
OinO - Un forte condizionamento per le persone che abitano il quartiere?
G - Si, oltre tutto abbiamo il bisogno di spazi, di salvare la Stecca che è ormai degradata in maniera pesante. Perché non fare qui quello che c’era un tempo in ogni angolo, spazi dedicati all’arte, ai bambini, l’asilo, il cinema, dove fare dei cineforum? Insomma qui mancano gli spazi per l’aggregazione. Il Comitato dei Mille, che è nato qui una decina di anni fa, a cui noi associazione dei genitori partecipiamo, ha già fatto quattro ricorsi contro questi vari progetti, e ogni volta che abbiamo fatto ricorso viene modificato il piano regolatore per l’intervento urbano, facciamo un nuovo ricorso e via di seguito, con questo sistema sono dieci anni che è tutto fermo. Adesso sembra che siamo alle battute finali, chi ha deciso di costruire qui sta forzando la mano in maniera pesante.
OinO - E’ stato importante per voi, decidere per una volta del vostro futuro, invece di trovarvi sempre i progetti calati dall’alto, sulle vostre teste?
G - Sicuramente è importante, è fondamentale secondo me, per qualunque persona abiti un quartiere, è fondamentale poter scegliere come vuole vivere.
OinO - Potrebbe diventare un modello da esportare? Un modo per gli altri in cui si mostra cosa si deve fare?
G - Spero che lo diventi, pian pianino. Magari qui non riusciremo a vincere, non lo so, ma insomma, deve diventare per forza un modello. Quello che però bisogna fare è coinvolgere di più il quartiere, non dico che ci sia un certo menefreghismo ma, come dire, una certa fatalità, cioè “io posso fare quello che voglio, ma tanto”…
OinO - Un’accettazione con un senso d’impotenza?
G - Esatto, sì, per tanto che uno si batta alla fine c’è la storia del giardino di “Gioia”, lì c’erano degli alberi ecc. Il Comune voleva costruire il suo bel grattacielo, è stata fatta resistenza, alla fine hanno costruito lo stesso. L’assurdità è che il primo dei due grattacieli delle ferrovie è completamente vuoto, allora perché il Comune deve costruire nuovi grattacieli quando c’è n’è uno vuoto, usi quello intanto.
OinO - Ma del giardino “Gioia” cosa è rimasto? E’ rimasto il gesto di forza del Comune che ha vinto o è rimasto il gesto della gente che ha resistito?
G - E’ rimasto il gesto del Comune, ha vinto lui, e se si pensa che comunque c’è stato anche un intervento di Lega Ambiente...beh, anche lì non si è capito bene cosa sia successo, sembra che alla fine l’intervento di Lega Ambiente sia solo servito a favorire il progetto del Comune, perché sono intervenuti dicendo “cerchiamo un compromesso” e il compromesso è più o meno un giardino pensile e un triangolo di verde salvato, insomma.
OinO - Si sono mossi male?
G - Sicuramente, è un giudizio mio, si sono mossi come una parte dell’ingranaggio del Comune, non hanno certo appoggiato le protesta di chi abitava in quella zona, ma hanno mediato tra le due cose, ottenendo cose, di fatto, disastrose. Noi come Associazione Genitori, Comitato dei Mille, abbiamo scelto di andare avanti da soli, perché comunque Lega Ambiente aveva proposto una mediazione, ma visto cosa succede con le mediazioni fatte in questo modo noi abbiamo deciso muso duro a questo punto, non si costruisce più niente. Abbiamo cercato degli accordi e non siamo riusciti a trovarli, a questo punto muro contro muro, noi contro loro, perderemo non lo so, comunque ci proviamo.
OinO - Ne vale comunque la pena?
G - Ci proviamo e speriamo che questo valga almeno da esempio.
OinO - Sicuramente come precedente, anche come strumento per qualsiasi cittadino che volendo lo può utilizzare.
G - Su “Repubblica” un po’ di tempo fa, si parlava di “Garibaldi/Repubblica”, si diceva che gli abitanti del quartiere dovrebbero essere solo contenti, perché il valore delle case aumenterà.
OinO - Certo, ma la qualità del vivere non si misura in questo modo.
G - E poi è da vedere, voglio vedere quando avrai cinquemila automobili che tutti i giorni passano da questa strada, che cosa succede.
OinO - Intanto il vero valore di questo posto è perchè è ancora un quartiere, come lo vediamo.