Intervista a Mara

OinO - Lei vive qui?

Mara - Non proprio il mio quartiere è più spostato, abito in via Muretto, sapete dov’è via Muretto?

OinO - No.

M - Praticamente ai bordi dell’ospedale di Niguarda, sarebbe la zona 9 di Milano, ecco.

OinO - Ma lei conosce bene la situazione del quartiere Garibaldi?

M - Sì, sì, oltretutto questo quartiere adesso è rinnovato, ma anticamente queste case erano assai diverse, diciamo la Milano di un quartiere che nacque oltre cento anni fa, cioè il mio babbo nacque qui, in Via Pietro Borsieri. Quella casa, che non c’è più, era una casa dove c’era un fontanile al centro del cortile dove si andava col secchio a prendere l’acqua, nessuno aveva l’acqua in casa e nemmeno il servizio igienico, erano delle case grandi con delle lunghe ringhiere, alla fine della ringhiera c’era semplicemente un gabinetto che serviva per quelli che abitavano in quella ringhiera lì, quindi erano tre o quattro famiglie, l’acqua non l’aveva nessuno, si andava in cortile col secchio e al secchio si agganciava un gancio con il mestolo, si beveva l’acqua col mestolo, e fuori c’era, che adesso non c’è più, loro la chiamavano roggia, una specie di ruscello però con l’acqua corrente, le donne andavano lì a lavare i panni, si piegavano con un cazzetto di legno, era proprio come un cazzettino di legno, che era per inginocchiarsi, e poi un altro pezzo di legno più grande era dove si appoggiavano i panni con un pezzo di sapone e si lavavano i panni a questa roggia. Le donne andavano lì a lavare, mia nonna, che era poverissima, aveva un gerlo sulla schiena, si usava il gerlo, adesso è lo zaino, una volta era un gerlo di paglia, era leggero, però poteva contenere moltissime cose. Con questo gerlo lei andava nelle case dove c’erano tante persone e non si faceva in tempo a fare tutto, e allora chiedeva se c’era qualcosa da lavare, chi le dava un lenzuolo chi un asciugamano, oppure qualcuno che doveva fare una bellissima figura perché doveva dare alla figlia che si sposava un bel corredo, e allora la mia nonna riempiva il gerlo di biancheria e andava a questo ruscello, lavava i panni e poi li metteva nell’erba, con il sole si asciugavano, li piegava e li riportava e non c’era una tariffa, lei stendeva una mano, una persona dava una moneta, quella che poteva, perché non tutte le famiglie erano ricche, però ognuno dava qualcosa, e questo era abbastanza per vivere, perché lei aveva dieci figli, di questi dieci figli, come selezione naturale, cinque sono morti piccoli, e i cinque rimasti erano, come si suol dire querce, forti.

OinO - Ma questo comportava solo una difficoltà oppure si percepiva anche una qualità del vivere diversa?

M - No, era una qualità di vivere diverso, nessuna difficoltà, la gente era felice così com’era, con poco era già felice.

OinO - Allora per lei non c’è stato nessun miglioramento nella nostra vita sociale?

M - Assolutamente no, penso proprio di no. C’era una tale serenità e valore della vita umana, molto meglio di adesso perchè le persone si conoscevano, si aiutavano a vicenda, quel poco che avevano lo dividevano. Capitava specialmente alle donne, un po’ per ignoranza un po’ perché era un costume, avevano tanti figli, era una cosa diciamo che capitava proprio perché l’amore, che era un vero amore coniugale, generava figli perché era semplice, era fatto di ignoranza e di semplicità, ma l’amore c’era perché questi figli, anche se la gente era povera, se li teneva d’acconto, magari certo non c’era il vestitino, ci si passava il vestito da uno all’altro, bastava un grembiulino e un paio di zoccoletti ed era tutto.

OinO - Ma qui all’Isola, che è minacciata da questo megaprogetto che la vuole cambiare, ed è un modo per distruggerla in nome di una qualità altra frutto di modelli che non riconoscono la qualità umana del vivere, in questa trasformazione che cosa dovrebbe sopravvivere?

M - Dovrebbe sopravvivere il simbolo di quello che è stato e che ha generato tutte queste persone che ormai si sono inaridite in questo cemento, in tutta questa tecnologia che io non so fino a che punto possa essere benefica perché ad un certo punto ci distruggerà lei stessa, perché ogni cosa deve avere un limite e adesso pare che il limite nessuno lo voglia conoscere. Qui ci sono dei simboli fatti dai nostri bisnonni, che si dovrebbero conservare, perché queste persone hanno generato figli, che hanno generato nipoti e pronipoti e ognuno ha un patrimonio da dire. Io oggi ho la fortuna di essere qui a raccontarlo ma chissà quanti altri ne hanno di storie bellissime da raccontare, è un patrimonio che non va distrutto perché noi abbiamo una cosa che vale più di tutte, è l’essere umano, possono fare tutte le tecnologie più incredibilmente perfette, ma niente supera il cervello umano. E’ stato stabilito che se noi volessimo impiegarlo potremmo imparare venti lingue diverse, questo è stato studiato, il che vuol dire che niente è più perfetto del cervello umano, il quale è collegato con un essere che vive e che è più importante, è un mondo e questo mondo va rispettato, penso proprio che vada rispettato. Penso che non si debba distruggere quel poco che è rimasto dentro nel mondo di questi esseri umani che hanno avuto la fortuna di aver avuto persone che hanno vissuto qui, e che hanno quindi assorbito quello che c’era di bello e poterlo conservare, poterlo dire. Quando ne parlo, mi sembra di vedere la mia nonna piegata al ruscello che lava i panni e va a farsi dare la moneta per poter comperare il pane, il salame e portalo a casa ai suoi figli. Non c’era come adesso tutta questa chiusura ed egoismo, la vicina diceva, “oggi ho fatto la polenta con le lenticchie dammi i tuoi figli” e poi c’era la “busettina”, in dialetto milanese, che sono le castagne che si fanno cuocere in un bel pentolone, e si mangiavano per cena dentro uno ciotola di latte, era favolosa, si mangiava su un tavolo di legno bello pulito, non c’era neanche la porta, c’era la tenda, tanto non c’era niente da rubare, però c’era una comunione invidiabile tra gli esseri umani.

OinO - Per il futuro dell’Isola, lei che cosa si augurerebbe?

M - Che non debbano assolutamente divorarla nel cemento, trasformarla, deturparla, e quel poco che è rimasto lasciarlo. Le persone che facciano in modo di conoscere il passato di questo posto, magari dicendolo, facendo vedere qualche piccolo filmato, ma non i filmati che hanno fatto ultimamente per propaganda, soltanto un qualche cosa per far capire e vedere il valore di un tempo e il valore che c’era negli esseri umani. Secondo me è la cosa più importante che esiste, non c’è niente che vale di più in una persona, una persona è tutto, è veramente un universo, non c’è niente di meglio. Io vorrei conservare, non vorrei distruggere niente, vorrei conservare perché penso che uno possa dire “ma guarda che bello questo albero qui!”. Pensate che veniva qui anche il mio bisnonno, passava di qui e con gli altri bambini giocava con i barattoli, perché non c’era nemmeno una palla.

OinO - Quindi un albero è un collegamento nel tempo, ci dà modo di percepire dei passaggi, crea l’immagine di un luogo che, rimanendo invariato, collega le generazioni…

M - Anche perché non c’è niente di più vivo della natura, la natura è viva, parla, è perpetua, e se noi parlassimo un po’ di più con gli alberi, con gli animali…l’unica cosa a cui potremmo ambire è di poter essere come gli animali, avere la percezione che ha il cane, il cane percepisce quando c’è una cosa positiva o negativa, senza che nessuno gli dica niente, da una persona negativa lui si allontana. Se noi assomigliassimo agli animali saremmo sicuramente migliori, perché nessun animale è così malvagio e feroce come l’uomo, l’uomo è la peggior bestia che c’è nel creato, secondo me, questo è il mio parere. L’animale uccide per forza perché deve nutrirsi, ma non uccide il cucciolo, mai, il leone ad esempio, il più forte degli animali, quando deve cacciare rincorre il più vecchio, mai il cucciolo. Noi esseri umani invece non abbiamo remore di nessun genere, l’essere umano è diventato una cosa che a volte ti sembra impossibile, a sentire le notizie che danno, adesso abbiamo dei mezzi in cui le notizie sono molto diffuse e divulgate, anche troppo, e ti fanno capire a che punto di malvagità...io dico che forse non ha più sentimenti, ha prevalso un raziocinio disarmante, ma anche noi abbiamo una generazione da costruire, ai bimbi nostri che cosa facciamo vedere? Questa scatola orripilante che è la televisione, non è un mezzo buono.

OinO - Questo giardino è un mezzo buono!

M - Questo è un mezzo buono, è un giardino dove si parla, ci si trova, si comunica, ci si raccontano le cose, e ognuno ha una propria vita che è un film. Il nostro film ce lo facciamo ogni mattina quando ci alziamo, il film della nostra vita e ogni giorno non è mai, mai uguale al giorno prima, perché abbiamo sempre qualcosa di nuovo, sempre, e credo che qualsiasi cosa che ci viene dobbiamo viverla e accertarla com’è, tanto niente verrà distrutto, non c’è la fine di niente, ma noi abbiamo un’energia cosmica. Quando noi finiremo, finirà la materia, ma la nostra energia tornerà nel cosmo, io la vedo così.


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