Intervista a Renato

OinO - Cosa vi aspettate che accada qui?

Renato - Quello che noi possiamo aspettarci qua dipenderà anche dal lavoro che riusciremo a fare come maggioranza di questo quartiere di zona, che ci apre altre prospettive rispetto al passato quando eravamo all’opposizione. Questi progetti sono stati respinti solo dall’opposizione di allora del centro sinistra, oggi, l’aver acquisito questa unica zona di Milano apre queste prospettive e ci batteremo per queste aree che sono state fino ad oggi mantenute libere, con le lotte che abbiamo già fatto nel passato, sia coi ricorsi al T.A.R. nel ’91 che abbiamo vinto, sia il ricorso al T.A.R. sia al Consiglio di Stato, anche attraverso i quattro nuovi ricorsi che stiamo presentando, che sono già stati fatti, sul P.I.I. Garibaldi, per ultimo partirà il quarto ricorso al T.A.R. sul P.I.I. Isola che riguarda la Stecca e i giardini di Via De Castilla/Confalonieri. Con ciò, noi non vogliamo negare una sistemazione migliore di quella che è attualmente, del quartiere e della città, dico solo che chi ha diritto a edificare e che ha le volumetrie per edificare lo faccia sulle proprie aree, perché queste sono aree comunali, sono aree che sono state gestite e anche salvaguardate in questi anni dai cittadini. Io abito qua di fronte, nelle case che erano interessate al progetto, che dovevano andare giù anche loro e noi siamo qui per salvarle. Posso constatare che c’è un amore verso questo giardino, anche perché è l’unico spazio verde che è rimasto qua all’Isola, tolto questo non ci rimane niente. Il verde che vogliono darci qui dietro, il cosiddetto “bosco” della parte sud di De Castilla, sarà uno spazio che non verrà usufruito dai cittadini e questo lo possiamo constatare dove ci sono solo uffici e la sera è un deserto totale: possiamo vederlo in via Restelli, possiamo vederlo in Melchiorre Gioia, al Pirelli dove ci sono gli uffici del Comune, sono territorio di nessuno dove prolifera prostituzione, spaccio e quant’altro. Pertanto noi chiediamo che questi giardini vengano salvaguardati e mantenuti, migliorandoli con attrezzature come i giochi per bambini, cose che non sono mai state fatte perché l’obiettivo era di distruggere, di collegare Via Volturno a Garibali/Como. Noi a questi progetti ci opporremo mobilitando la popolazione e usando gli strumenti che la legge permette.

OinO - Il quartiere in generale è sensibile a questo?

R - La sensibilità non è mai troppa. Comunque guardandoci intorno, anche oggi c’è un bel po’ di gente, nonostante sia sabato e molti siano impegnati a fare le compere o in doveri familiari e quant’altro. La sensibilità è aumentata in questi anni rispetto al passato, il compito nostro è di svilupparla maggiormente, far vedere che le lotte e il lavoro che stiamo facendo non devono essere buttati perché attraverso la lotta e la mobilitazione qualche cosa riusciremo a portare a casa.

OinO - E’ importante quindi per voi che questa lotta diventi un principio d’identità?

R - Un simbolo.

OinO - Di cosa?

R - Quando la gente si aggrega e si organizza è anche una scuola di lotta che serve anche per il resto delle realtà nella città di Milano, dove abbiamo visto in questi anni proliferare la speculazione selvaggia, l’espulsione dei ceti popolari e i poteri forti hanno imperato e non c’è stato da parte della sinistra, anche a livello comunale, un’opposizione seria per contrastare questi disegni.

OinO - Ma ciò che state facendo, per la continuità, per la forza con cui è sostenuta la lotta, per l’omogeneità, è abbastanza unico per la storia di Milano?

R - Sì.

OinO - Siete tutti consapevoli di questo?

R - E’ quarant’anni qui che stiamo lottando, non partono adesso questi progetti, questi progetti hanno origine lontana, questo quartiere è stato interessato, in diverse fasi, da vari tentativi di speculazione, perché ormai le aree di un certo pregio al centro di Milano rimaste, perché possiamo parlare dell’Isola come il centro di Milano, sono ben poche e queste aree sono molto appetibili.

OinO - Qui c’era la fabbrica della “Brown Boveri”?

R - C’erano la “Brown Boveri” e la “Siemens” che partiva all’inizio di De Castilla e arrivava fin qui alla Stecca.

OinO - Quindi l’idea dei giardini è venuta dopo, quando è stata smantellata la fabbrica?

R - L’idea dei giardini è venuta quando è cresciuto di tutto ed erano state fatte anche delle occupazioni in modo selvaggio. Io ho presentato tutta una serie di richieste al Consiglio di Zona, allora era la Zona 2, per cui secondo l’ordine del giorno e la delibera che sono state fatte in consiglio di Zona 2 siamo riusciti ad attrezzare quel minimo, piantumare un po’ di alberi e questa è la realtà che abbiamo oggi e non siamo disposti a farcela rapinare, tenete presente che dietro alla Stecca c’era un convitto di suore.

OinO - Nei giardini di là, verso Via Borsieri?

R - Si dove c’è l’area cani, c’era un convitto di Suore d’Egitto, che hanno l’ordine a Roma e sono state espropriate in modo illegittimo dalla metropolitana milanese e dal Comune, con la scusa e il pretesto di fare il terzo troncone della metropolitana 2 che doveva partire da Orbetello, Palmanova, Garibaldi. Il troncone non è mai stato realizzato ma le suore le hanno buttate fuori, le hanno espropriate, hanno dato loro quattro soldi, ma prima che venissero espropriate noi, d’accordo con loro, avevamo occupato. Poi è venuto il vicesindaco di allora, della giunta Aniasi, che ci aveva dato tutte le garanzie che le suore sarebbero rimaste, invece sono state espropriate. Noi abbiamo poi successivamente occupato tutto e vi abbiamo insediato un comitato di quartiere, avevamo aperto un asilo nido e siamo andati avanti con l’attività per una decina d’anni, poi il tutto è andato a scemare e siamo alla realtà di oggi. Comunque le suore avevano fatto il ricorso, io avevo mandato tutta la documentazione a Roma dei progetti che vogliono realizzare sulle loro aree, diciamo, un ricorso pendente non al T.A.R. ma alla magistratura ordinaria, cioè al tribunale ordinario e anche questo speriamo che conti per il futuro.

OinO - Comunque, al di là di come sarà il futuro, non crede sia importante, anche come precedente per le generazioni future, mostrare quanto sia possibile fare come singoli cittadini, basandosi sulle proprie forze?

R - Anche con pochi mezzi di fronte a dei giganti i cittadini si organizzano, si muovono attraverso la lotta, perché da che mondo è mondo, sia a livello sindacale, sia per la conquista dei diritti, nessuno ti regala niente se non c’è lotta, se non c’è mobilitazione.


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